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3 Novembre 2025LE PRINCIPALI NOVITÀ DELLA MANOVRA 2026 IN AMBITO FISCALE, CONTABILE E GIUSLAVORISTICO
La Legge di Bilancio 2026 è uno degli strumenti più attesi e cruciali nella politica fiscale e finanziaria del nostro Paese. Con l’anno che si avvicina alla conclusione, il governo ne sta ultimando la definizione.
Pur essendo ancora in fase di definizione, promette di affrontare molteplici tematiche cruciali.
Tra le aree di intervento più attese, troviamo riforme fiscali, con possibili interventi sulla tassazione diretta e indiretta, ma anche di sostegno alle imprese e misure a favore della sostenibilità ambientale. Gli interventi previsti riguarderanno anche politiche rivolte al settore del lavoro, volte a supportare la transizione verso un mercato del lavoro più digitale e inclusivo.
Gli incentivi per l’innovazione, così come gli interventi per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese, sono tra le misure più discusse e potrebbero avere un impatto significativo sul modo in cui le imprese italiane affrontano le sfide globali. Inoltre, si prevedono misure a sostegno delle famiglie in un’ottica di equità sociale.
Di seguito, alcune misure in materia di crescita e a sostegno delle imprese.
A fini delle imposte sui redditi, per i soggetti titolari di reddito d’impresa che effettuano investimenti in beni strumentali, il costo di acquisizione è maggiorato, ossia è più alto l’importo che si potrà dedurre o ammortizzare, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2026 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione.
In particolare, la maggiorazione riguarderà gli investimenti in beni materiali e immateriali strumentali nuovi compresi, rispettivamente, negli elenchi di cui agli allegati A e B annessi alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione. Per gli investimenti di cui al comma 3, il costo di acquisizione è maggiorato nella misura del 180 per cento per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, nella misura del 100 per cento per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro e nella misura del 50 per cento per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro.
Le misure riguardano anche il rinnovo del credito di imposta ZES, esteso, fino al 2028 per tutte quelle imprese che investono nella Zona economica speciale del Mezzogiorno.
Sono, altresì, previsti contributi sotto forma di credito d’imposta alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e nel settore della pesca e dell’acquacoltura che effettuano investimenti in beni materiali e immateriali strumentali nuovi compresi, rispettivamente, negli elenchi di cui agli allegati A e B annessi alla legge 11 dicembre 2016, n. 232.
Tra i possibili interventi, la legge di Bilancio 2026 introdurrebbe anche novità importanti per quanto riguarda i contribuenti forfettari con un possibile aumento dell’imposta sostitutiva e modifiche al limite del reddito. Ad oggi è possibile accedere al regime forfettario, applicando un’imposta sostitutiva del 15%, anche in presenza di un reddito da lavoro dipendente o pensione che non superi la soglia dei 35.000 euro.
Con la nuova riforma, tale limite potrebbe essere innalzato con conseguente aumento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva da applicare sui redditi da lavoro autonomo dal 15% al 26%.
Un altro possibile intervento riguarda l’art.86 comma 4 del Tuir con la ridefinizione del regime di tassazione delle plusvalenze realizzate dai soggettivi IRES.
Oggi, la norma prevede la tassazione opzionale in cinque esercizi, se il bene è posseduto da almeno tre. La modifica in cantiere, invece, richiederà almeno cinque anni di possesso con possibilità di rateizzare sino a tre anni.
Per i beni che costituiscono immobilizzazioni finanziarie (ad esclusione delle “partecipazioni PEX”) valgono le stesse considerazioni relative ai beni strumentali. In altre parole, la rateizzazione è possibile solo nei casi in cui le immobilizzazioni sono iscritte come tali nei ultimi cinque bilanci approvati.
Principali novità della manovra in ambito giuslavoristico
La manovra per il 2026, così come proposta, interesserà sicuramente molti aspetti del modo Payroll ed Hr.
Oltre alla misura più attesa, cioè la riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% per lo scaglione di reddito tra 28.000 e 50.000 euro annui, la legge di bilancio andrà a toccare in maniera più che positiva altri ambiti cruciali, tra cui la tassazione dei premi di produttività, la detassazione degli straordinari e l’innalzamento della soglia di esenzione dei buoni pasto elettronici.
Una delle novità più interessanti riguarda i premi di produttività. La Manovra 2026 punta alla riduzione dell’imposta sostitutiva dall’attuale 5% all’1%, portando la tassazione su questi compensi ad un minimo storico, quasi simbolico. Contestualmente, il tetto massimo agevolabile passerebbe da 3.000 a 5.000 euro per lavoratore.
I premi di risultato, che, come è noto, sono legati a incrementi di produttività, efficienza, redditività o innovazione, potranno godere di un’aliquota dell’1% rendendoli quasi completamente detassati. Questa agevolazione si applicherebbe per le annualità 2026 e 2027, rendendo i bonus di performance estremamente vantaggiosi sul piano fiscale.
La manovra prevede, al fine di beneficiare dell’imposta sostitutiva all’1%, il rispetto di alcuni requisiti:
- Il premio deve essere erogato in base a contratti collettivi di secondo livello (aziendali o territoriali) stipulati con le organizzazioni sindacali;
- L’importo complessivo non deve superare i 5.000 euro per lavoratore;
- Il lavoratore deve superare 80.000 euro di reddito nell’anno precedente;
- Il premio deve essere collegato a obiettivi misurabili di incremento della performance aziendale.
Questa misura rappresenta sicuramente un’occasione strategica per le aziende di rafforzare i sistemi di incentivazione. Con una tassazione quasi nulla, i bonus variabili diventerebbero una leva motivazionale estremamente efficace.
Oltre alla possibilità di erogare il premio in busta paga con tassazione all’1%, la normativa prevede già da tempo la possibilità di conversione del premio in servizi di welfare aziendale, che risultano completamente detassati e decontribuiti, ma con un’imposta così bassa (1%), la conversione a welfare potrebbe sembrare meno attraente rispetto agli anni precedenti.
Altra novità di notevole interesse è la detassazione straordinari, turni notturni e festivi
La Manovra 2026 introduce una flat tax al 15% su straordinari, lavoro notturno, festivo e indennità di turno. Questa agevolazione, valida per tutto il 2026, sostituisce IRPEF e addizionali locali su queste voci retributive, riducendo significativamente il carico fiscale per chi svolge turni disagiati.
L’imposta agevolata si applicherebbe ai dipendenti del settore privato con reddito fino a 40.000 euro e riguarderebbe:
- Maggiorazioni per lavoro straordinario;
- Compensi per lavoro notturno;
- Compensi per lavoro svolto nei giorni festivi o di riposo settimanale;
- Indennità di turno previste dai contratti collettivi;
il tetto massimo per il beneficio è di 1.500 euro di risparmio per lavoratore. Oltre questa soglia, i compensi eccedenti rimarrebbero a tassazione ordinaria.
Per i settori come produzione industriale, logistica, vigilanza e sanità privata, dove turni festivi e notturni sono frequenti, questa misura può incentivare notevolmente i dipendenti ad accettare turni meno ambiti, migliorando la flessibilità organizzativa.
Ancora più favorevole sarebbe la disciplina per il settore turistico-alberghiero. Dal 1° gennaio al 30 settembre 2026, i lavoratori di alberghi, ristoranti e stabilimenti termali riceverebbero un trattamento integrativo del 15% sulle retribuzioni lorde per lavoro notturno e straordinario festivo, escluso dal reddito imponibile. In pratica, per ogni 100 euro lordi corrisposti come straordinario festivo, l’azienda riconoscerebbe 15 euro extra al lavoratore (coperti dallo Stato), e il totale complessivo di 115 euro sarebbero completamente esenti ai fini IRPEF. Il doppio obiettivo è da un lato aumentare il salario netto di chi fa turni gravosi nel turismo e dall’altro alleviare la carenza di manodopera del settore, specialmente in alta stagione.
Anche in questo caso rimarrebbe la soglia di reddito di 40.000 euro per accedere al beneficio, e la somma aggiuntiva va richiesta espressamente dal lavoratore al datore di lavoro.
Buoni pasto elettronici a 10 euro e altre novità welfare
Un’altra novità importantissima che interessa direttamente il welfare aziendale riguarda i buoni pasto elettronici, per i quali la soglia giornaliera detassata sale dagli attuali 8 euro a 10 euro.
Dal 2026, il valore di un buono pasto che non costituirebbe reddito imponibile né dal punto di vista fiscale che contributivo passerebbe dagli attuali 8 euro a 10 euro. Per l’azienda, resta deducibile come costo alle condizioni di legge. Naturalmente il beneficio è circoscritto ai buoni elettronici. Resta invece invariata a 4 euro la soglia di esenzione di quelli cartacei.
In termini di politiche retributive, aumentare il buono pasto sarebbe più efficiente rispetto ad un aumento retributivo lordo in busta paga, in quanto quest’ultimo, in virtù dell’assoggettamento completo a tassazione, svilupperebbe un netto di molto inferiore per il lavoratore e costerebbero all’azienda ancor di più per effetto dei contributi.voro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze.
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